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Training Autogeno


Nascita e diffusione del Training Autogeno


Fin da quando nel 1932 Johannes Heinrich Schultz, medico psichiatra berlinese, pubblicò la sua monografia Das Autogene Training, questo allenamento psicofisiologico ha avuto un crescente successo, tanto da divenire una delle tecniche più conosciute e diffuse in tutto il mondo, sia in campo medico, psicoterapeutico, che psicopedagogico e sportivo. La sua divulgazione in Italia possiamo dire abbia avuto inizio nel 1968 con la prima traduzione e la pubblicazione, a cura di Beppe Crosa per Feltrinelli, delle due principali opere di Schultz.

Da allora sempre più persone anche nel nostro paese si sono avvicinate a questa tecnica che, nata  come una metodologia psicoterapica, può anche essere utilizzata come uno strumento utile per migliorare la propria “qualità” di vita.
Si tratta di una tecnica che, una volta appresa da un professionista, si può eseguire da sé, senza bisogno di intermediari, né di registrazioni audio. Il Training Autogeno, infatti, pone l'individuo al centro del suo percorso di guarigione, è il soggetto stesso che si prende cura di sé, diventando protagonista del processo terapeutico ed effettuando da solo parte del suo recupero psichico.
Il Training Autogeno, infatti, è in grado di garantire il riequilibrio dei riflessi vegetativi che sottendono i principali disturbi psicosomatici, ed assume un valore psicoprofilattico contro i numerosi fattori di stress cui tutti, in varia misura, siamo sottoposti.


 

Marc Chagall  (1877-1985)  The blue Circus, 1950  , Tate Gallery London U.K.

Ecco quindi che il Training Autogeno viene sempre più utilizzato dagli studenti, dagli sportivi, da chi è impegnato in un lavoro stressante e di responsabilità. La grande diffusione di questa metodologia, e la conseguente pubblicazione di testi rivolti non solo agli specialisti, ha fatto si che venisse talvolta considerata solo una semplice tecnica di rilassamento, che chiunque può diffondere e praticare, pur senza avere una adeguata preparazione psicologica.
Il Training Autogeno consiste infatti, in un “apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva … studiati allo scopo di portare progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell'attività cardiaca e polmonare, dell'equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza”3 (Crosa, 1968).

Il termine “Training” significa letteralmente “allenamento” (ma, vedremo, non si tratta di allenarsi ad un semplice rilassamento, come spesso si crede) e “Autogeno” vuol dire: “che si genera da sé”. In questo senso l'allenamento del Training Autogeno ha qualcosa di speciale, nel senso che i comportamenti risultanti, non sono “appresi”, così come ad esempio si impara a giocare a pallone, ma sono comportamenti “autogenerati” ai quali il soggetto in un certo senso assiste, man mano che, con costanza, migliora il suo grado di allenamento. Mentre nell'esperienza quotidiana ci si allena a fare qualcosa, nel Training Autogeno, invece, in un certo senso ci si allena a non fare.

 
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