Psicologo Psicoterapeuta familiare e di coppia Trieste


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separazione e divorzio

Terapia di Coppia



Alcune persone si rivolgono al terapeuta per cercare di capire se devono porre fine alla loro relazione di coppia oppure no, ma un terapeuta non può e non deve in alcun modo rispondere a simili richieste.
Ogni storia a suo modo è unica, ed ogni individuo sente, in realtà, se la vita che sta conducendo lo soddisfa a sufficienza.
Piuttosto in questi casi la vera richiesta che si intende fare allo psicologo è di essere aiutati a comunicare al partner una decisione che nel proprio cuore è già stata presa da tempo.
È infatti quasi sempre inevitabile che i due coniugi non giungano alla separazione con una decisione condivisa, ma piuttosto che sia uno a comunicare all'altro di voler interrompere la relazione.


Edvard Munch (1863-1944),"Separation", 1896 - Munch Museet, Oslo


Per questo che i due partner non affrontano con la stessa condizione emotiva la separazione, e pare che chi la subisce stia soffrendo maggiormente rispetto all'altro. In realtà non è sempre così.
Per quanto non sia possibile né corretto, fare una misurazione di un sentimento come il dolore, bisogna considerare che chi si assume la responsabilità di agire una tale dolorosa scelta, lo fa dopo un periodo più o meno lungo in cui prima ha provato un insoddisfazione nel rapporto, poi ha cercato di mandare dei segnali al partner oppure ha provato a cercare soluzioni, infine prima di rendere nota la sua decisione ha attraversato un periodo di indecisione e sofferenza.
Chi invece, possiamo dire, subisce la separazione, molte volte si trova emotivamente e materialmente impreparato alla fine del rapporto di coppia.
Spesso la valutazione stessa dell'evoluzione della storia di coppia che i due partner fanno è assolutamente divergente, come infatti scrisse J. Bernard nel 1972, per ogni coppia non esiste un solo matrimonio, ma due: “quello di lui” e “quello di lei”, ciascuno cioè vede il matrimonio dal suo personale punto di vista e secondo il suo modo di sentire.
L'esistenza di una marcata disparità tra i coniugi nel grado di accettazione della fine del matrimonio, spesso aumenta la probabilità che si verifichino controversie più o meno aspre sull'affidamento dei figli e i vari aspetti della separazione.
Quindi i conflitti che spesso le famiglie separate si trovano ad affrontare, solo apparentemente attengono a questioni quali la gestione degli incontri con i figli, ma in realtà hanno un significato più profondo che risiede nella difficoltà a ridefinire i confini relazionali degli ex coniugi, sia a livello di carica emotiva che di potere e influenza sugli altri.


Il divorzio spesso provoca sentimenti di dolore e di lutto simili all'esperienza di morte di una persona cara, ed infatti i sentimenti di dolore e di lutto hanno un ruolo fondamentale per la persona in fase di divorzio. La perdita del compagno che si pensava di avere per tutta la vita, la perdita dei figli, della stabilità economica, la distruzione delle proprie speranze e fantasie, la perdita di un ruolo, sono elementi che portano a provare dolorosi sentimenti di lutto.
Per comprendere e descrivere l'evoluzione dei sentimenti che i coniugi provano con l'esperienza della separazione, Roberrt E. Emery (1998) propone un "modello ciclico", in cui le tre principali componenti affettive del lutto
amore, rabbia e tristezza, si susseguono assumendo sfumature e intensità diverse con il passare del tempo, portando le persone a sperare in una riconciliazione, a provare frustrazione e ira, depressione e disperazione.

Edvard Munch (1863-1944), "Man And Woman"


Se tale alternanza non avviene a livello consapevole, allora l'individuo rimane fissato su una emozione, in base a quello che è il suo stile di risoluzione del problema.
In tal caso, il terapeuta deve aiutare la persona ad andare avanti lungo il ciclo del lutto, facendo comprendere che le intense emozioni che egli prova, altro non sono che
dolore.

Entrambi gli ex coniugi sono quindi accomunati dall'esperienza di vivere un lutto, ma fatto di un dolore diverso per qualità e intensità. Chi, infatti, vuole che il matrimonio finisca prova dolore ma anche un certo senso di sollievo, ritiene di aver fatto la cosa giusta e comincia a fare progetti per il futuro, ma nel contempo ha anche un grande senso di colpa. Mentre invece il coniuge che vuole che il matrimonio continui, ha poco tempo per prepararsi alla perdita, si sente respinto, per cui prova un dolore intenso, in un momento prova speranza, dolore, rabbia.
Quindi i due partner provano entrambi emozioni, ma di intensità diversa e in tempi diversi, così chi lascia viene percepito dall'altro come distaccato e freddo, chi si oppone alla fine sembra avere reazioni incomprensibili e spaventa per i suoi continui sbalzi emotivi.
Queste incomprensioni spesso impediscono l'accettazione reciproca e la serena creazione di nuovi confini tra i due ex coniugi.

Per questo risulta consigliabile essere accompagnati da un professionista durante la fase di separazione, sia a livello individuale che di coppia, per poter comprendere e affrontare meglio le proprie reazioni emotive e quelle del partner, ma anche per trattare temi delicati, come ad esempio la modalità di comunicazione della separazione ai propri figli o la gestione dei rapporti con le rispettive famiglie d'origine.
Con l'intevento di un consulente familiare è inoltre possibile trovare delle modalità comunicative e relazionali differenti, nell'interesse e nel rispetto di sé stessi e dei minori, e valutare infine l'opportunità di un intervento di mediazione familiare, che possa aiutare la coppia a giungere ad una separazione condivisa e maggiormente serena, ridefinendo i confini e compiti dei singoli componenti della famiglia, al fine di ridurre i conflitti e proteggere i figli.
Solo una reale e completa separazione psicologica ed emotiva dall'ex-partner permette, infatti, di concludere un matrimonio e con esso una fase della propria vita, senza che insorgano problemi nei figli e nelle eventuali nuove famiglie ricostituite.




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